Thursday, July 28, 2016

No longer possible


No longer possible
To be what I was
To do what I did
Imagining has changed
The morning hour
That of death
Thinking
That of which
Is the thinking


                                                                New York, June 30, 2016

Thursday, April 25, 2013

o earth


(Dzhokhar)

Your spinal injury
is that
of the spine of the earth
in its solitude,
your loneliness
your fear

A city frightened
by the most frightened
hidden in the belly
of a boat
in the night of gunshots
helicopters
and ghosts

The ghosts at Guantanamo
pale shadows
of what they were,
full human beings
their humanity denied

The action
that cannot be undone
on that fateful
mid-April afternoon
the blasts
the dead
the maimed

Bodies dismembered
and a little child’s
limpid eyes
beautiful smile
smiling no more
or doing it forever

All’s on the screens
all over
yet there is no return
another dead,
then yet another
your own brother falls
and it’s he,
his dying body,
cracking under the tires

The thought of his strong manners
is now the cold uneasy
intimacy of death
of all gone wrong
trembling inside the boat,
a trapped bloody animal
even as you keep fighting
shooting to the end

A nation frightened
by the most frightened
too easily forgetting
the prisoners on hunger strike
at Guantanamo
force-fed,
the ultimate insult
to human dignity,
the ultimate violence

Forgetting the children
of Yemen and Waziristan
killed and dismembered
in aerial strikes,
whose eyes were also clear
whose smiles were honest
and those who remain
forever terrorized

Then perhaps a plea
is in order
dictated by logic, not ideology:
no nation is best and greatest,
no life more or less worthy,
there is nothing to celebrate
until dignity is restored.
O earth, until then
all wounds stay

                                                                                    New York, April 21, 2013






Tuesday, April 26, 2011

Il campo di Guantanamo

Per Mohammed Sadiq

Hai vissuto quasi tutta una vita,
Ottantanove anni, quasi novanta,
Un secolo quasi,
Di lavoro e sacrifici,
Nel verde più denso dei monti,
Di amore e rabbia, di compassione,
E infine di malessere mentale.
Vita quotidiana delle cose più comuni,
I cieli azzurri, quelli rossi di fuoco,
Le pioggie torrenziali e le inondazioni,
Le notti stellate, la divina
Minaccia sopra la sofferenza umana,
E, blasfema, la crudeltà della continua
Occupazione straniera. Sono venuti i figli,
Nuove fatiche, ancora amore e rabbia,
Ed i nipoti. Infine l’incapacità
Di pensare in modo adeguato e distinguere il vero
Dal falso, una debolezza della mente,
Il sorriso a volte di chi s’è smarrito,
Solo, inconsapevole, e la pretesa della felicità.

Immaginate un giorno vostro padre
Seduto sulla porta di casa, un bastone fra le mani,
A godersi il calore del sole,
Meravigliarsi del canto degli uccelli,
Del movimento veloce delle lucertole, gli anni
Della memoria, la memoria degli anni,
I dolorosi vuoti dell’immaginazione,
Il rabbuiarsi di un pensiero che si spezza,
E la fine stessa del pensiero. Uno squarcio nell’anima,
Doloroso come un’ulcera improvvisa,
Una ferita che non guarisce, ma ritorna.
E tuttavia il sorriso pure ritorna
A volte, e gli occhi vuoti
Si riempiono di nuova gioia e saggezza.

Poi il blasfemo, immaginate, il blasfemo
Frastuono di aerei e bombe,
La sconsiderata macchina di guerra, l’odioso
Plotone, troppo giovani, lontani
Dalla conoscenza delle cose, della vita, i soldati,
Mandati dagli uomini più brutti della terra,
Uomini potenti, i peggiori fra i peggiori, (1)
A colpire e battere chiunque
Per ottenere informazioni –
Intelligence dicono, intelligence le chiamano.
Arrestano anche lui. Ottantanove anni d’età.
Vuoti, i suoi occhi sono specchio dell’abisso del mondo,
Poi tornano a rilucere,
Del verde, del giallo e dell’azzurro dei monti,
Del rosso e del nero della storia, della memoria,
E dell’orrore che sta per venire.

New York, 26 aprile 2011
(traduzione dell’originale Guantanamo Camp)

(1) Questa è la frase detta da Donald Rumsfeld a proposito dei detenuti di Guantanamo.

Guantanamo Camp

For Mohammed Sadiq

You’ve lived almost a full life
Eighty-nine years, almost ninety,
Almost a century,
Of work and sacrifice,
In the darkest green of mountains,
Of love and anger, compassion
And finally insanity.
The daily life of common tasks,
The blue skies, the red fiery ones,
The heavy rains and the floods,
The starry nights, the godly
Menace above human suffering,
And, ungodly, the cruelty of continuous
Foreign occupation. The children came,
More hard work, more love and anger,
And the grandchildren. Finally the inability
To think properly and distinguish the true
From the false, a weakness in the mind,
The smile at times of someone who’s lost,
Alone, unaware, and the pretense of happiness.

Imagine one day your own father
Sitting by the door, a cane in his hands,
Enjoying the warmth of the sun,
Wondering about the sound of birds,
The quick movement of lizards, the years
Of memory, the memory of years,
The painful voids of the imagination,
The darkening of a thought, which breaks down,
And the end of thinking. A rift in the soul,
As painful as a sudden ulcer,
A wound that doesn’t heal, but comes back.
And yet the smile also
Comes back at times, and the empty eyes
Are filled again with joy and wisdom.

Then the ungodly, imagine, the ungodly
Noise of aircrafts and bombs,
The unthinking machine of war, the odious
Platoon, all-too-young, removed from the knowledge
Of things and life, the soldiers,
Sent by the most despicable people on earth,
Powerful people, the worst of the worst, (1)
Hitting and thrashing everybody,
To gather intelligence –
Intelligence they say, intelligence they call it.
They arrest him, too. Eighty-nine years of age.
His empty eyes mirror the abyss of the world,
Then they are filled with light again,
Filled with the green, the yellow, the blue of the mountains,
The red and black of history, memory,
And the horror of what lies ahead.

New York, April 26, 2011

(1) This is Donald Rumsfeld's description of the Guantanamo detainees.

Tuesday, November 30, 2010

Il mercato della morte

_______________

Cos’hanno distrutto
Rumsfeld e Bush e Blair?
La felicità?

Sì, la felicità
Hanno distrutto.
Eravamo al mercato
A giocare
Con gli altri bambini
Nonostante le sirene e le bombe.

Cos’hanno distrutto
Rumsfeld e Bush e Blair?
Hanno distrutto Bagdad?

Sì, Bagdad l’hanno distrutta.
Sui viali, lungo le rive del Tigri,
Regna sola la morte.
A nord, eravamo al mercato,
A giocare con gli altri bambini.
Un cratere di oltre due metri
Profondo ci ha presi.

Cos’hanno distrutto
Rumsfeld e Bush e Blair?
Hanno distrutto la libertà?

Sì, quella l’hanno distrutta.
Hanno distrutto la libertà e la pace.
Non solo a Bagdad, a Basra,
E per tutta la terra irachena.
Nel mondo intero
Hanno portato
Un vento di guerra,
Su tutte le città
Hanno sparso
Il veleno
Di missili e bombe.

Cos’hanno distrutto
Rumsfeld e Bush e Blair?
Hanno distrutto il pensiero?

Sì, anche quello
Hanno provato a distruggere,
Il pensiero, la nostra intelligenza.
Come la libertà e la pace,
Li hanno deturpati,
Sfigurati.
Per le strade del centro di Bagdad
Ci guardiamo atterriti, arrabbiati.
A nord, al mercato colpito
Dai missili
Si piangono i morti,
Si cercano i pezzi
Dei corpi smembrati.


Sì, hanno cercato di distruggere,
Rumsfeld e Bush e Blair,
Il pensiero, la libertà, la pace
E la vita.

Che mostrino i loro visi,
Che si facciano fissare
Bene negli occhi,
Rumsfeld e Bush e Blair.

Oh canaglie! Vigliacchi!
Venite qui fuori nel mondo.
Non abbiate paura
Di chi ha ancora a cuore
Il fragile senso delle cose umane.
Venite a vedere
Cosa avete fatto
Sui bordi di questo cratere,
Fra le macerie di queste case.


New York, 28 marzo 2003

Wednesday, November 3, 2010

Lucrezio

===============
Taciti elementi
nelle vene nei nervi
nei libri,
cose quotidiane.
Nascoste paure
compagne della
solitudine.
Capaci di tanto?
Seguire su malferme
gambe
l’aperto, l’infinito
un tremore che ha la forza
dell’essere
inatteso.

Un pensiero.

Cresca lento
allora e forte
nell’addome, un eccesso
d’ira, di tarda accettazione
delle cose, una pace,
un sapere (che non serve
temere la morte)
fino al limite ultimo
e oltre.


(New York, Nov. 2007 – Nov. 2010)

Monday, September 27, 2010

Vita Cieca

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la lucertola corre
-Pedro Canó

Ecco, la terra trasforma
il rosso casolare, il cuore
gli aranci imbruniscono.
Lontano, sdegnata dal sole
la collina incuspisce sola.
E a quelle tra voi che ancora attendono mute
Chiedo: cos’è che ascoltate?
Silenzi si levano di vento
che avete negli occhi:
di che palpitate?

-bruno gullì
(ca. 1987)