Wednesday, April 15, 2009

La finestra di Hölderlin

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Non c’è altro che l’essere
Quando
Nel silenzio che non passa inascoltato,
Tanto è forte,
Si spostano I piani del tempo
E il pensiero appare
In tutta la sua lucentezza.
Il piano della memoria
E l’altro assente del futuro.
Ma rari sono momenti e modi
Della consolazione.
Noi da un lato il pensiero
Dall’altro la parola
Nel vuoto del tempo
Con affanno cerchiamo.
La quiete era prima
Dopo sarà la quiete.
Dietro la finestra questa luce nuova
Esuberante della natura
Calda della sera
Vuoti e freddi ci trova
Nel tempo dell’indifferenza
E ci ravviva.

Forse un pensiero nuovo
Dalle foreste e dai monti,
Forse dalle affollate stazioni
Delle grandi metropoli
Un viso eterno e giovane,
Ma nello sguardo antico,
Rinnova le passioni, il fuoco
Che il cielo della sera accende.
Eppure semplici sono abiti e modi.
Qui sul treno che va downtown
E si perde nei boschi infuocati
Dal nuovo sole,
Negli angoli remoti della terra,
Semplici sono i discorsi,
Ma alti e veri,
Discorsi tra paria e dei,
Di come guerra ovunque
E sangue e morte regni.
Luce non vede il mondo.
Né negli sweatshop del Pakistan
O della Thailandia, né in quelli di New York
O della California porta il vuoto del tempo
Essere nuovo. Ridono a Washington, Londra,
E nelle altre capitali. Né per le strade di La Paz,
Né tra le macerie a Bagdad l’essere è nulla.
Non si accorge quel riso
Che si dice democratico
Della nuova libertà che viene,
Scende come lava dai monti,
Fiume che rompe gli argini.
Del futuro è l’essere che viene
Assoluto e libero, dalla fronte ampia.
Immensi spazi reca con sé.
Come un nuovo dio, schiaccia
Sotto i piedi nudi e forti
Tempie di falsa intelligenza.
Nuove città sorgono dappertutto nel mondo,
Nuovi centri di vita. Al crescente rumore
Di festa, al libero andirivieni di gente
Il dono della schietta parola inatteso
Si aggiunge, il presagio, che è memoria,
Dei lumi.
Alla solita finestra stanco ritorno
Come chi per lunga assenza
Per estenuante cammino
E laboriosa ricerca
Perduto della mente abbia la forza,
Del corpo il senso, a cui il riposo
Perfino sembri azione e sforzo.
Né celi tu la tua presenza, pensiero.
Il sonno è giusto in queste circostanze.
Avvolge nel crepuscolo i muri trepidanti
Delle case, il suono dei nostri passi,
La solitudine.
In questo vortice
Della memoria e di ciò che a eguale stato
Aspira trova i suoi elementi il lavoro.
Al risveglio, la luce del pensiero,
Un nuovo sole, inonda spazi eterni.


Bruno Gullì

New York, June 2003

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