Tuesday, April 14, 2009

Il fuoco di Belgrado

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Poi il nero scegli
Del dolore e del sangue
Della povertà che corre univoca
Da El Alto a East Saint Louis.
Dalle montagne attorno a La Paz in Bolivia
Dove le donne indios stanno immobili per ore
Aspettando nessuno, i santi o i banditi,
Il ritorno del Che,
E I bambini scalzi e malnutriti chiedono
L’elemosina ad ombre e muri.
Fino ai confini meridionali dell’industrializzato
Illinois, lungo le rive del Mississippi,
Alle porte del Missouri, non lontanissimo,
Questa volta, dalla sede centrale della Banca Mondiale.
Lì il novanta percento della popolazione è nera
E povera, spesso senza acqua e luce, e i bambini,
Al centro del capitale, lasciano presto la scuola
Per andare a lavorare, e sognano un futuro più ricco
Come garzoni di pizzeria, dimentichi o del tutto ignari
Dei programmi di aggiustamento strutturale che la Banca
Dissemina nel mondo per impoverirli sempre più,
Non solo nel corpo,
Ma nello spirito anche e nella mente.
Questa povertà corre univoca nelle Americhe e nel mondo.
Come l’essere di Scoto, semplicemente presente,
Si concretizza in questi occhi accesi dalla febbre, in queste
Braccia magre, in questo ventre gonfio d’aria e vermi,
In questa bocca storta e triste senza i denti belli.
Intanto i managers, nel business e nelle accademie,
Teorizzano e praticano la regola del libero mercato,
Il libero corso del denaro, questo denaro che è sangue
E lavoro. Perfino i marxisti, resi imbecilli dal morbo dell’indifferenza,
Che avvampa nelle università e nel mondo, si aggrappano
Alla crudele legge del plusvalore, e ciechi diventano
Alla realtà dello sfruttamento, che alcuni tolgono come semplice
Errore, altri attenuano con arguzie e sofismi.
Per cui alla distruzione della legge del valore,
All’abolizione del denaro e del lavoro produttivo,
Alla liberazione del tempo e del fare creativo,
Sostituiscono una vaga economia del desiderio,
Una società più accesa dei consumi
E il diritto elitario di appropriarsi del superfluo.
Mentre muoiono i bambini di El Alto
E senza libri crescono quelli di East Saint Louis.
Crescono anch’essi alla cecità, tale da non vedere
Il torto che subentra nei motori determinanti
Dell’essere, evidente qua e là nei frammenti
Di una verità più forte del pensiero omogeneo
E schiacciante che la nega, nei giornali, per esempio,
L’organo di Wall Street, che il 15 luglio del 1998
Riportava senza commenti, dunque senza vergogna,
La posizione della grossolana Madeleine Albright
Sugli indiani d’America ed altri gruppi indigeni.
E cito: “Secretary of State Albright
Assured American Indians and other indigenous
Groups that their rights would be protected under
An international treaty, signed by the US,
That is designed to protect the world’s disappearing
Plant and animal species”. Ecco perché, Giorgio,
A te, fra gli altri mi rivolgo,
È impossibile credere che umanitarie fossero le bombe
Che l’anno dopo distruggevano Belgrado. Perché al centro
Del capitale, e dello Stato che lo governa e ne è governato,
Posta non è la libertà, né posta è gioia, ma negazione,
Violenza, necessità di sangue, tristezza immensa, e la retorica
Che agli occhi prigionieri e stanchi
Il tutto poi diverso e falso renda.

New York, October 2000

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